Sinossi
1962. Sul palco Goliarda Sapienza durante la terapia. È depressa, sola. Ha appena subito parecchi elettroshock. Il dialogo crudele e intenso con il medico che le farà tornare la memoria. Faticosamente ma tenacemente cerca di recuperare se stessa, i suoi ricordi. Con modestia e umiltà partorisce nella sua mente un mondo. Davanti a i suoi occhi scorrono le immagini del suo ultimo romanzo L’Arte della gioia che ruota attorno alla figura di Modesta, donna vitale e scomoda, potentemente immorale per la morale comune. Una donna siciliana in cui so fondono carnalità e intelletto, che attraversa bufere emotive, vicende familiari e tempeste sentimentali nella sua storia che attraversa un quasi un secolo di cambiamenti politici e sociali, protetta da un suo talismano interiore, la ricerca della gioia.
Rassegna stampa
ESTRATTI STAMPA (2013)
‘[…] Il lavoro di Cristiana Raggi, nel ruolo di regista e interprete, parte da due testi significativi della scrittrice siciliana: ‘L’Arte della Gioia’, che ruota attorno alla figura di Modesta, donna vitale e scomoda per la morale comune, siciliana appassionata e intelligente; ‘Il Filo di Mezzogiorno’, che narra degli anni vissuti dalla scrittrice in terapia dopo l’elettroshock. Sulle tavole del palcoscenico la sofferenza di chi è depresso, di chi ha perso la memoria, una scrittrice e la sua creatività inceppata, bloccata. Sullo schermo un personaggio: una donna e i suoi desideri. Il filo narrativo si basa sull’alternanza video/ personaggio in scena. Sul palco Goliarda Sapienza durante la terapia. E’ depressa, sola. Ha appena subito un elettroshock. Il dialogo crudele e intenso con il medico l’aiuterà a ritrovare il senso di realtà. Davanti ai suoi occhi scorrono le immagini del suo futuro romanzo, ‘L’Arte della Gioia’. […] L’incanto è nella voce che arriva dallo schermo, calda, dolorosa, piena di meraviglia. Nelle immagini poetiche. Quasi una nenia arcaica. […] Se lo scopo della rappresentazione è quello di far conoscere l’opera di Goliarda Sapienza, lo spettacolo ha raggiunto il suo obiettivo’.
Angela Villa, dramma.it
‘[…] Proprio come nei suoi libri, finzione letteraria e realtà biografica sono mescolati nello spettacolo, che alterna il recitato al video; oppure li unisce armonicamente, come quando Goliarda parla con il suo psicologo, l’una sul palco, l’altro sullo schermo. Poco alla volta, conosciamo dettagli, ricordi cancellati della vita di Goliarda, che poco alla volta recupera la memoria, perduta in seguito agli elettroshock; e ci avviciniamo sempre di più al suo pensiero, un pensiero forte, indipendente, votato soltanto al raggiungimento della propria felicità, ma non per questo edonista o egoista: un pensiero puro, istintivo, “morale” come lei stessa si definisce. Goliarda è vita, irruenta e passionale, talvolta pericolosa; la depressione in cui cade e l’amnesia che patisce sono le controparti dolorose di questa forza vitale, sono i suoi necessari estremi. Uno spettacolo intelligente, appassionante e coinvolgente, che parla la stessa lingua della scrittrice cui si ispira. Uno sforzo, ben riuscito, di comprendere una personalità originale e un’artista ancora poco conosciuta […]’.
Azzurra Scattarella, temperamente.it/libri a teatro
‘[…] Goliarda si autodefinisce uno spettacolo cineteatrale sulla omonima scrittrice catanese. E difatti alterna e sovrappone all’intensa presenza sul palcoscenico dell’attrice (che è anche autrice e regista) Cristiana Raggi, i video di Liviana Davì nell’intento di ricostruire la personalità complessa di una delle protagoniste del secolo passato, oggi un po’ dimenticata dal grande pubblico. […] Lo spettacolo ci fa rivivere alcune tappe essenziali della sua terapia psicoanalitica. Mette in scena una donna raggomitolata nel dolore, che a poco a poco si scioglie in un dialogo emozionante con il proprio terapeuta. Le vengono diagnosticate poca aggressività, scarso narcisismo, assenza di competitività. Con lei neppure il transfert segue le strade conosciute. Il trattamento lentamente riporta Goliarda a recuperare il proprio sé, ma la vera cura sarà l’attività di scrittrice […]. Il racconto della scoperta del sesso, di una relazione incestuosa di Modesta, la protagonista dell’’Arte della Gioia’, è pronunciato in modo diretto, senza infingimenti: Goliarda Sapienza aveva il dono di dire le cose con naturalezza. E la naturalezza della scrittrice è ricercata anche da Cristiana Raggi in questo spettacolo che è essenzialmente un atto d’amore nei confronti di una personalità ritenuta scandalosa. Lo spettacolo, che ha una struttura mobile, volutamente disordinata, non arretra dinanzi a nessuna indicazione didascalica, nel desiderio di far conoscere allo spettatore la verità umana del personaggio, la sua disperata vitalità, e si conclude con una commovente accettazione della vita in tutte le sue realtà, compresa quella della morte’.
Maurizio Maravigna, persinsala.it